Questa “connessione” avviene grazie ai metaboliti prodotti dai microrganismi intestinali, che agiscono come veri e propri messaggeri, in grado di modulare processi neurobiologici.1 Ad esempio, alcuni batteri producono precursori della serotonina, neurotrasmettitore noto per il suo ruolo nella regolazione dell’umore, del sonno e della sensibilità al dolore, processi che risultano spesso alterati nelle persone affette da dolore neuropatico.1, 3, 4
Non sorprende quindi che le alterazioni del microbiota intestinale, note come disbiosi, siano associate a numerose patologie caratterizzate da dolore neuropatico, come la lombalgia cronica e la nevralgia del trigemino.1
Proprio riguardo a quest’ultima, che causa intensi episodi di dolore facciale, alcuni studi su modelli animali hanno suggerito che la modulazione del microbiota, attraverso l’uso di alcune sostanze naturali estratte dalle piante, potrebbe offrire benefici terapeutici.1
Un altro esempio è il dolore neuropatico diabetico, in cui la disbiosi sembra peggiorare i sintomi dei pazienti affetti da tale patologia.1 Anche in questo caso, studi preclinici condotti su modelli animali indicano che la regolazione del microbiota potrebbe portare ad un miglioramento della sensibilità all’insulina con conseguente riduzione del dolore.1
A tal proposito, la ricerca su possibili interventi terapeutici per il trattamento del dolore neuropatico, basati sulla modulazione del microbiota, apre scenari promettenti:1 L’uso di probiotici, che ne ripristinano l’equilibrio e riducono le infiammazioni, così come l’assunzione di una dieta ricca di fibre e l’integrazione di alcune vitamine, tra cui la D, si sono rivelate strategie efficaci nel migliorare la composizione del microbiota e nel gestire il dolore cronico.1
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