Benché il dolore misto non sia di semplice identificazione, è frequentemente riscontrabile in alcune patologie:1,2
- Lombalgia: considerata tra le prime 10 malattie in termini di disabilità associata in tutto il mondo, è spesso caratterizzata dalla presenza di dolore misto, con componenti di dolore sia neuropatico sia nocicettivo.2
- Osteoartrite: il dolore da osteoartrite, da sempre considerato il prototipo del dolore nocicettivo, è stato più recentemente rivalutato come dolore misto, per la concomitanza dei meccanismi di dolore nocicettivo e neuropatico, a livello sia locale sia di sistema nervoso centrale.2
- Cancro: i pazienti oncologici manifestano, per definizione, esclusivamente dolore neuropatico, ma è stato dimostrato che molto spesso il dolore associato alle neoplasie ha un’eziologia mista.2
La simultanea presenza di diversi tipi di dolore rende la percezione del dolore misto un’esperienza molto soggettiva e variabile in termini di intensità, durata, profondità del dolore e sintomi associati.2
Per questo, la diagnosi del dolore misto non si basa su criteri di screening e diagnostici espliciti, ma richiede un esame fisico approfondito e un’anamnesi dettagliata, per poter formulare un giudizio clinico esaustivo.1 In caso di dolore misto, la comunicazione tra medico e paziente riveste quindi un ruolo cruciale: porre le giuste domande al paziente, adattandole al suo stile comunicativo e alle sue caratteristiche individuali, è la chiave per ottenere una corretta diagnosi.1
Nello specifico, durante l’intervista, il medico dovrebbe focalizzarsi su alcuni aspetti essenziali, per ottenere informazioni quanto più complete possibili relativamente alla zona corporea in cui il paziente avverte il dolore, durata e intensità del dolore, sia in condizioni di riposo sia in movimento, eventuali cause scatenanti, trattamenti pregressi, impatto psicologico del dolore e sintomi di nuova insorgenza.1