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Le molteplici sfaccettature del dolore: il modello biopsicosociale

Per lungo tempo, la percezione del dolore è stata considerata come il risultato di un processo esclusivamente fisiologico, direttamente proporzionale all’intensità di un’infiammazione, infezione o lesione.1,2 Con il tempo, è diventato chiaro che gli individui possono sperimentare e descrivere il dolore in modi molto diversi e spesso soggettivi, influenzati anche da caratteristiche personali, attitudinali e culturali. Queste evidenze hanno portato allo sviluppo del modello biopsicosociale del dolore, che riconosce come la percezione del dolore non sia determinata unicamente da fattori biologici, ma sia significativamente influenzata da fattori psicologici, come stress ed emozioni, e da fattori sociali, come relazioni interpersonali, contesto culturale e supporto sociale. Il modello biopsicosociale, pertanto, valuta l’individuo nella sua interezza, considerando mente e corpo interconnesse ed enfatizzando non solo la malattia, ma anche il modo in cui viene vissuta e si risponde ai sintomi.1, 2, 3

emicrania

È infatti noto che lo stress, così come emozioni negative quali paura e rabbia, possono amplificare i segnali del dolore nel cervello, rendendo più difficile la sua gestione.2 Le disuguaglianze socioeconomiche e le credenze culturali, allo stesso modo, influiscono notevolmente sulla gestione del dolore. Persone con basso status socioeconomico possono non avere accesso a cure sanitarie di qualità, mentre fattori culturali possono ostacolare la ricerca di cure. In alcune culture asiatiche, ad esempio, i bambini sono abituati sin dalla tenera età a resistere e tollerare il dolore, rendendo difficile per i medici valutare la condizione dei pazienti quando sono adulti. In alcuni casi, convinzioni o pregiudizi possono amplificare l’esperienza di dolore o portare al rifiuto di trattamenti che lo alleviano.1

Numerose ricerche hanno evidenziato significative differenze di genere nella percezione del dolore, con le donne più propense rispetto agli uomini a percepirlo o riportarlo. Oltre alle differenze biologiche, fattori psicologici e socioculturali rivestono un ruolo cruciale nel delineare questa discrepanza. Le donne, infatti, tendono a ingigantire i pensieri negativi legati al dolore, fenomeno noto come catastrofizzazione, che può amplificarne la sua percezione. Gli uomini, invece, mostrano una maggiore autoefficacia, ovvero la fiducia nella capacità di gestire il dolore, contribuendo a ridurne la sensibilità. Le credenze culturali sulla femminilità e la mascolinità influenzano anch’esse la percezione del dolore: nelle società dove esprimere il dolore è più accettabile per le donne, queste possono riportare il dolore con maggiore frequenza. Al contrario, gli uomini possono sentirsi meno inclini a segnalare il dolore perché considerato segno di “poca” virilità.4

L’esperienza del dolore cambia notevolmente anche con l’avanzare dell’età. Problemi cognitivi, disturbi del sonno e una limitata rete di supporto sociale, comuni tra gli anziani, possono accentuare il dolore in diverse condizioni patologiche.5

Il modello biopsicosociale del dolore rappresenta un importante progresso nella comprensione e nel trattamento del dolore, permettendo di sviluppare trattamenti più efficaci e personalizzati per migliorare la qualità della vita dei pazienti, soprattutto per patologie caratterizzate da dolore cronico, come mal di testa e mal di schiena, che causano forti disagi e sono difficili da guarire. Valutare i fattori psicosociali e includere una valutazione psicologica può rivelarsi cruciale, in particolare quando le condizioni dolorose peggiorano o diventano croniche, poiché questi fattori influenzano l’accettazione e la sofferenza dell’individuo.1,2,3

Bibliografia

  1. Bevers K, et al. The biopsychosocial model of the assessment, prevention, and treatment of chronic pain. US Neurology. 2016;12:98. doi: 10.17925/USN.2016.12.02.98.
  2. Meints SM et al. Evaluating psychosocial contributions to chronic pain outcomes. Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 2018 Dec 20;87(Pt B):168-182. doi: 10.1016/j.pnpbp.2018.01.017.
  3. Lawn T, et al. Beyond biopsychosocial: The keystone mechanism theory of pain. Brain, Behavior, and Immunity. 2023; 114:187-192. doi:10.1016/j.bbi.2023.08.018.
  4. Bartley EJ, et al. Sex differences in pain: a brief review of clinical and experimental findings. Br J Anaesth. 2013 Jul;111(1):52-8. doi: 10.1093/bja/aet127.
  5. Fillingim RB, et al. Individual differences in pain: understanding the mosaic that makes pain personal. Pain. 2017 Apr;158 Suppl 1(Suppl 1):S11-S18. doi: 10.1097/ j.pain.0000000000000775.

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